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#24

 La guerra dei cinque

Parte 4: Con ogni mezzo necessario

 

Molavia, Europa Orientale

 

In una stanza illuminata dalle fiamme di un camino, un contenitore criogenico si apre rilasciando una fumata di denso fumo bianco. Una mano guantata di metallo si avvicina, afferrando con leggerezza e decisione una bottiglia.

Un soldato, uniforme nera ed impeccabile, lo osserva perplesso mentre apre la bottiglia e ne versa il contenuto in un ampio calice di purissimo cristallo.

-Ho sempre coltivato l’abitudine di portare un tocco personale ad ogni conquista, Generale. Questa bottiglia è assolutamente unica. Apparteneva alla riserva personale dell’Adolf Hitler di una linea temporale alternativa che visitai nei tempi andati. Un vero peccato aver dovuto distruggere la sua Francia interamente inginocchiata alla produzione di vini per il Quarto Reich… così come ho dovuto fare con il resto del suo mondo.

Il calice risuona al contatto con il metallo della maschera, mentre il suo contenuto viene avidamente consumato.

-Sfortunatamente, il buon gusto del Fuhrer non era all’altezza dei risultati tecnologici dei suoi scienziati di cui mi impossessai. Mi dica, Generale, qual è lo stato attuale dei missili ?

-Operativi, mio Signore.

-Avete eseguito i test sulla funzionalità delle testate multiple ?

-Sì, mio Signore, come avevate ordinato. I sistemi di guida sono pronti ed attendono le Vostre coordinate per il lancio, mio Signore.

-Oggi è un gran giorno per lo Stato, Generale.

-Sì, mio Signore.

-La posizione degli invasori ?

-Dieci chilometri a sud della nostra posizione, mio Signore.

-Mandate i robot.

-Quante divisioni, mio Signore ?

-Tutte.

-Sì, mio Signore.

 

New York. Hell’s Kitchen.

 

Un intenso profumo di fiori permea il locale. Il fiorista polacco si muove, canticchiando “New York, New York” con il suo pesante accento straniero, dietro il bancone. Dopo aver armeggiato un po’ con fiori carte colorate e nastri, consegna un mazzo di rose bianche alla cliente che gli sta di fronte, la quale paga e saluta cordialmente uscendo. L’uomo non può fare a meno di notare l’espressione triste e malinconica che segna il volto ambrato della donna appena uscita. Una volta fuori, Charlotte solleva il risvolto del lungo impermeabile di pelle nera e si allontana, lentamente, sparendo nella nebbia di una fredda mattina d’inverno.

Pochi minuti dopo si ferma davanti ad un incrocio molto trafficato. Un incrocio… Quell’incrocio, lo stesso in cui, qualche settimana prima, aveva visto morire, impotente, fra le sue braccia una bambina di sette anni. Sente ancora il sangue della poveretta sulle sue mani, i riccioli biondi che le incorniciavano il viso sconvolti e le tante ferite sul torace…

Dopo la breve sosta si rimette in moto verso la sua destinazione. Una modesta palazzina dalla facciata antica e un po’ cadente, sembra che finalmente la detective Jones sia arrivata davanti casa Quitely. Charlotte immagina il dolore che hanno provato quei due genitori nel perdere la loro unica figlia. Poi ripensa ai momenti in cui, subito dopo la morte della piccina, quando cercava di farsi forza per calmare i due coniugi che gridavano sconvolti. L’ex poliziotta ricorda ancora quanto è stato straziante il dolore provato alla morte di suo marito George e quanto tempo ha passato prima che esso si placasse. Ancora oggi sente una gran fitta al cuore, un nodo formarsi in gola tutte le volte che pensa a lui.

Oggi tornerà da Louise e Grant Quitely, li rivedrà per informarli circa i progressi delle sue indagini. Mentre attraversa la strada sulle strisce pedonali quale metro prima del palazzo, li vede uscire. Tra i due sorride allegramente una riccioluta bambina bionda. La Jones attraversa di corsa tra le macchine, non riesce a credere ai suoi occhi... È proprio la piccola Francine Quitely, la stessa che ha visto morire con i suoi occhi mentre cercava di prestarle soccorso da sola. “Tutto ciò è impossibile !” non fa che ripetersi “So che è morta. Ero al suo funerale, stringevo le mani di sua madre che mi piangeva sulla spalla…”

Il mazzo di fiori le cade dalle mani quando la famiglia le passa accanto senza riconoscerla, quasi come se non la conoscessero, come se non l’avessero mai incontrata.

 

 Molavia, Europa Orientale

 

“Ma in fondo che stiamo facendo ?” pensa Susan Storm “Siamo entrati in un paese straniero di nascosto e senza alcun mandato ufficiale per combattere un tiranno con mire espansionistiche. Lo stesso folle che più volte ha minacciato non solo il mondo, ma anche la nostra famiglia e i nostri amici. Questa volta però saremo pronti a tutto pur di fermarlo. Reed ha ragione: siamo stati inconcludenti per troppo tempo e, questa volta, Destino non avrà scampo, dovrà arrendersi all’evidenza. La Terra non sarà mai sua finché i Fantastici Quattro potranno lottare per impedirlo!”

D’improvviso, il terreno inizia a vibrare. Prima una scossa leggerissima, seguita da un lungo silenzio. Poi le scosse si fanno più frequenti e i silenzi più separati, fino a quando la vibrazione è unica.

La Torcia e Photon sono pronti a prendere il volo per fare una ricognizione, ma non ce n’è bisogno. Le prime sagome spuntano già dalle colline, diventando sempre più numerose. Sciamano attorno a loro da tutte le direzioni, avanzando rapidamente. Sono piccoli, per gli standard di Destino… un paio di metri al massimo, nel caratteristico colore violaceo.

-Non si può nascondere un esercito del genere ai radar – si meraviglia Iron Man, verificando le proprie riserve di energia.

-Nemmeno le mie sonde dimensionali li avevano rilevati… Destino deve aver utilizzato mezzi mistici, sfuggiti persino a Scarlet – riflette Reed, voltandosi poi verso i Vendicatori – Photon, tu sei la più veloce. Vola direttamente alla base di Destino ed assicurati che non abbia spostato i missili, ed aspettaci.

-Posso disattivarli da sola – replica la vendicatrice.

-No. Tutte le creazioni di Destino contengono dei sistemi di emergenza; una procedura sbagliata potrebbe portare al lancio del missile, o alla sua attivazione immediata, o peggio ancora potrebbero incorporare un sistema di teletrasporto. Approfitta del vantaggio accumulato per recuperare le prove che stiamo cercando, così avremo una distrazione in meno una volta arrivati.

-Se i missili verranno lanciati, Reed, saremo costretti a chiamare anche gli altri Vendicatori.

-Sei impazzito, Iron Man !? È esattamente il pretesto che Destino cerca per avere una guerra !!! – protesta la Donna Invisibile.

-Guardiamo in faccia alla realtà, Susan – le risponde il vendicatore dorato, indicando i robot ormai a poche centinaia di metri di distanza – Siamo già in guerra.

-D’accordo, Iron Man, sembra che Destino non ci lasci scelta. Ora vai, Photon ! Tutti gli altri… state pronti a dare il massimo, e anche di più.

 

L’ondata di robot distruttori arriva, mentre un raggio di luce lascia la battaglia per dirigersi oltre la collina. La prima cosa che i robot sono programmati a fare è separare tra di loro gli avversari; i trenta agenti S.H.I.E.L.D., armati solo di quattro fucili al plasma ciascuno, sono brutalmente allontanati gli uni dagli altri, e vengono spostati in mezzo alla calca meccanica.

Deathlok, nel tentativo di riscattarsi dal ruolo quasi nullo che ha avuto nelle ultime battaglie aeree, distrugge robot dopo robot lanciandosi in battaglia con un’agilità impensabile in un cyborg della sua stazza. Gli agenti hanno poco da temere con il suo fuoco di copertura, e possono continuare a farsi strada tra le fila.

Sfortunatamente, per ogni robot che riescono ad abbattere se ne trovano altri cinque davanti.

La Cosa e la Donna Invisibile attuano inaspettatamente la stessa strategia, quella dell’ariete. Benjamin carica a testa bassa, spaccando caschi metallici a destra e a manca e sopportando sulla sua pelle rocciosa centinaia di raggi.

-Da quando Destino ha così tanta carne da cannone, Suzie !? – urla, per farsi sentire oltre il frastuono del metallo che si spezza.

-Forse spera di farci stancare per guadagnare tempo ! Non sono molto resistenti, ma non finiscono mai !!! – risponde lei, lanciando indistruttibili dardi di forza invisibile con il solo pensiero.

Iron Man e War Machine sono fianco a fianco, senza riuscire a decollare a causa dei soldati robotici che li tengono letteralmente ancorati a terra. I raggi repulsori smettono di essere efficaci dopo i primi minuti, quando i robot imparano a generare un campo di forza che li blocchi efficacemente.

La forza bruta sembra essere il metodo migliore per trattare con loro, ma è difficile prendere a pugni cinquanta robot alla volta. Sotto l’armatura, Tony Stark non riesce ad impedirsi di ammirare per l’ennesima volta il genio di Victor Von Doom.

-Una cosa è certa, Destino sa come organizzare una fabbrica ! Mi piacerebbe avere la sua manodopera !

-Il problema è che prima dovresti schiavizzare qualche nazione, Testa di Ferro – gli risponde War Machine, lanciando un razzo miniaturizzato per distruggere il robot che cercava di staccare la testa al suo compagno di squadra.

 

La Torcia è in assoluto il più svantaggiato di tutti, in questa battaglia. I robot sembrano particolarmente resistenti al calore, ed è necessario un certo sforzo per fonderne le parti “vitali”. Una bella Fiamma Nova risolverebbe il problema, ma corre il rischio di incenerire i suoi alleati e la sua famiglia… non esattamente il migliore dei piani.

Riesce ad allontanare i robot quanto basta per alzarsi in volo, approfittando poi della sua agilità per schivare la miriade di raggi che lo inseguono.

-Reed, salgo di quota per avere un’idea della situazione. Forse posso allontanarmi abbastanza da farne fuori un po’ senza ferirvi.

-Ricevuto, ma non avvicinarti troppo alla base di Destino, non voglio mettergli fretta.

Johnny vola fino alla cima della collina, bruciando qualche robot qua e là…giusto per non rendere troppo ovvio quello che sta facendo.

“La base di Destino si trova proprio oltre la collina” pensa “Dev’esserci un modo per approfittare della situazione…”

Arrivato dall’altra parte, Johnny si ferma a mezz’aria a bocca aperta. Ci sono migliaia di robot assetati di sangue, fino a dove riesce ad arrivare con lo sguardo. Sembrano non finire mai, e tutti si stanno riversando verso la loro posizione !

-Reed, sono troppi ! Possono essere carne da cannone, ma non riusciremo mai a sconfiggerli tutti !

-I missili ?

-Li vedo ! Santo cielo, sono già in posizione di lancio… e li ha già disposti a cerchio attorno alla sua base ! Potrebbe lanciarli da un momento all’altro…

-Photon dovrebbe essere già in azione da parecchio, riesci ad individuarla ? Non risponde ai segnali radio da quando è partita.

-No, da qui non rilevo niente. Reed, non posso usare una Fiamma Nova così vicino ai missili, vero ? Potrò mantenere questa temperatura al massimo per altre dodici ore, e a questo ritmo non basteranno mai per farci strada fin là !

 

In mezzo alla battaglia, Reed raggiunge livelli di preoccupazione che non credeva possibili. Come ha fatto a sottovalutare le risorse di Destino in questo modo !? Sapeva della sua capacità di replicare interi eserciti robotici ! Sapeva di non poter sfuggire a tutti i suoi dispositivi di allarme ! Per una volta è stato lui a scendere al livello di Destino, facendo esattamente il gioco che voleva !

Proprio mentre sta usando il suo corpo come una fionda per scaraventare con forza un robot contro l’altro, Reed sente un urlo. Si volta subito, pronto ad allungarsi per poter aiutare, ma è troppo tardi. Un’agente S.H.I.E.L.D viene disarmata e brutalmente presa d’assalto da due robot da guerra, e Reed sa…

Conosce tutto di quel tipo di robot. Il loro peso. La loro forza. La loro programmazione. Una donna umana, senza super-poteri, non ha alcuna possibilità contro mezza dozzina di quegli esseri.

Tutto sembra svolgersi al rallentatore come in un brutto film; un altro agente corre a salvarla, ricevendo un pugno in piena faccia e ritrovandosi col cranio fracassato.

La Cosa carica verso gli assassini e li riduce ad un ammasso di ferraglia, ma che importa ?

-ADESSO BASTA !!!

L’urlo di Reed è rabbioso, disperato. Attacca i robot attorno a lui con ferocia, facendosi strada fino a Deathlok.

-Coprimi le spalle !

-Ma…

-Fai quello che ti ho detto e non discutere !!!

-Sì…signore.

Reed Richards si muove così velocemente da poter nascere il sospetto di avere sviluppato nuovi poteri. In una manciata di secondi assembla, ricompone e testa un piccolo congegno che teneva nella cintura.

-Questo non lo tollero, Victor ! Riesci a sentirmi, vero ? Se cerchi di uccidere me e la mia famiglia è una questione tra di noi, se vuoi conquistare il mondo si tratta di lavoro, ma non provare mai più a mettere in mezzo degli innocenti !!!

 Il congegno si apre, centuplicando le proprie dimensioni. Un piccolo cubo delle dimensioni di un accendino diventa grande quanto un fuoristrada, scomparendo dalla vista per lasciare spazio ad un qualcosa di vagamente simile ad un piccolo cannone.

-Il proiettore di raggi cosmici degli U-Foes… - mormora Susan quando lo vede, ed inizia a temere quello che suo marito sta per fare.

 

Il proiettore viene posizionato in verticale, ed acceso. Emette un bagliore accecante verso il cielo, allargandosi rapidamente. I robot più vicini semplicemente smettono di funzionare, i loro cervelli artificiali completamente distrutti dalle radiazioni.

Ma la fascia di radiazioni cosmiche si allarga sempre di più, cambiando il suo effetto. I ventotto agenti S.H.I.E.L.D rimasti sentono una strana energia nei loro corpi, ed iniziano a diventare più grandi e forti.

I robot, confusi più dalla tattica che dalle radiazioni, per un po’ non sanno che fare. Ricorrono all’unico schema onnipresente nella loro programmazione: distruggere.

I loro pugni, in grado di abbattere pareti di titanio, si infrangono però sulla pelle rocciosa che ha preso il posto di quella umana. E le radiazioni non accennano a diminuire. Gli agenti, adesso tramutati in inarrestabili Cose, non fanno altro che rispondere alle provocazioni ed iniziano a colpire qualunque cosa nelle loro vicinanze.

Dall’altro, la Torcia vede una possibilità inaspettata e procede a fondere ad uno ad uno i robot ancora sorpresi dall’evento non incluso nei loro schemi di pensiero.

Dalla sua prospettiva, è facile vedere come le Cose stiano decimando l’esercito di Destino. Il proiettore di raggi cosmici raggiunge il massimo della sua potenza, iniziando a cedere.

La pelle delle nuove Cose muta in continuazione, e allo stesso modo i loro muscoli diventano assurdamente potenti. Per quindici minuti consecutivi, ventotto Cose con singolarmente la forza bruta di Hulk riducono a piccoli pezzettini la più avanzata tecnologia del pianeta.

Poi, rapidamente come è iniziato, termina tutto. Il proiettore alieno esplode all’interno di un campo di forza invisibile, e quando i robot sono finiti le Cose si calmano.

Le scaglie arancioni sono riassorbite dall’organismo, che resta completamente esausto dopo uno stress del genere. Gli agenti S.H.I.E.L.D cadono a terra, privi di forze ma ancora vivi. Per loro fortuna l’agenzia di spionaggio li ha dotati di tute di molecole instabili, o si sarebbero ritrovati nudi nelle fredde lande molaviane.

-Non ci posso credere – commenta Benjamin Grimm, la Cosa originale, davanti alla distruzione causata dai suoi simili – Reed, perché cavolo non l’hai fatto all’inizio ?!?

-Il proiettore era la tua ultima possibilità di tornare umano, Ben. L’ho studiato a sufficienza da poterne costruire uno nuovo ma…non sono mai stato molto affidabile nel mio inutile tentativo di curarti.

-Reed, io-

-Ne parlerete dopo, adesso abbiamo una guerra da portare avanti – li interrompe il pragmatico Iron Man – Sono molto preoccupato dal silenzio radio di Photon. Non dobbiamo perdere tempo, Destino sarà vulnerabile dopo aver perso il suo esercito !

-Hai ragione… forse non avremo un’altra possibilità di sconfiggerlo. Preparatevi a combattere l’uomo più pericoloso del mondo !

 

Non c’è tempo per mettere al sicuro gli agenti S.H.I.E.L.D esanimi; probabilmente non c’è un posto al sicuro da Destino, adesso.

I sette eroi scendono dalla collina, riuscendo finalmente a vedere i missili che Destino è pronto a lanciare.

-Non mi piace, è tutto troppo tranquillo…

-Che c’è che non va, Cosa ? – gli chiede Deathlok – Lo abbiamo preso a calci nel sedere ed ha finito i trucchetti, ecco tutto !

Neanche dieci secondi dopo questa frase, il terreno inizia a spruzzare piccoli getti di lava. Il cyborg estrae la sua pistola e la punta verso il pentagramma di fuoco che si sta disegnando sul terreno.

-Computer, analisi !

-Inconcludente. Questa unità non è abilitata alla magia.

-Ricordami di leggerti Harry Potter.

Dal pentagramma emergono dozzine di tentacoli in fiamme, che afferrano il cyborg e lo sollevano di peso, facendosi beffe della sua arma e della sua forza.

-Posso cavarmela da solo…voi andate da Destino, sta solo cercando di rallentarci ! Fermate quegli stramaledetti missili anche per me !

-Questo dimostra che Victor ha ancora la situazione pienamente in pugno… Attaccare direttamente potrebbe essere proprio la mossa sbagliata !

-Forse tu puoi permetterti il lusso di stare qui a rimuginare, Reed – gli dice Iron Man alzandosi in volo – Ma i Vendicatori preferiscono i fatti ! Andiamo, War Machine !

-Fermi ! Così fate solo il suo gioco !

Inseguiti dalla Torcia Umana in volo e dagli altri su una piattaforma di forza invisibile, i due Vendicatori in armatura volano direttamente fino alla base di Destino.

 

Il Signore di Latveria si aggiusta il mantello, pregustando la battaglia. Quattro raggi repulsori si infrangono sul suo campo di forza personale, ma lui non ha che da estrarre un piccolo dispositivo dalle tasche della cintura.

Alla pressione di un pulsante, le colline molaviane sono esposte ad un campo magnetico di potenza pari a quello del Sole stesso. Centinaia di avanzatissimi sistemi di sicurezza vanno in tilt contemporaneamente, e due Vendicatori cadono ingloriosamente a terra.

-Ah, quanto possono cadere in basso i potenti – declama Destino, avvicinandosi con passi regali al Vendicatore rosso e oro.

-I Vendicatori te la faranno pagare… - gli intima subito Iron Man con tutto il fiato che gli è rimasto – Non la passerai liscia questa volta…

-Per un po’ ho apprezzato i vostri patetici tentativi di riorganizzare il mondo, lacchè di Stark. Ma quello che la plebaglia amante della democrazia che vi ha generato non ha mai capito è che esiste un solo Ordine… l’Ordine di Destino !!!

-Parla quanto vuoi, quando Photon avrà avvisato gli altri…

-La bella Vendicatrice avrà ben altro a cui pensare nei prossimi tempi, Iron Man… guardala.

Tony Stark si muove quanto basta per poter vedere i missili, e la sua compagna di squadra che è stata legata ad uno di essi. Sembra priva di conoscenza.

-Se l’hai ferita…

-Solo nell’orgoglio, Vendicatore. I vostri microchip sono straordinariamente inventivi per della tecnologia non di mia creazione, ma ben lungi dall’essere perfetti. Ammetto che rendono il controllo mentale impossibile, ma non proteggono da un perturbatore mentale se potenziato da un Incantesimo di Debilitazione. Ciò che si merita, dopo aver cercato di farsi beffe del mio genio nel tentativo di rendere in operative le testate. Presunzione… la vostra più grande debolezza, Vendicatore.

-Dopo questa sei finito, Destino…te lo giuro, finito.

-Puoi giurarci, Testa di Ferro ! È TEMPO DI DISTRUZIONE !!!

 

Con il suo peso considerevole, dopo una caduta di ottocento metri la Cosa colpisce Destino come un treno in corsa. Il campo di forza regge, ma Victor Von Doom barcolla e cade dopo l’impatto. La Cosa lo afferra per una spalla, tentando di tenerlo fermo.

-Giù le mani dalla mia persona, STOLTO !!!

Una scossa da quaranta megawatt è più che sufficiente a far ritrarre il colosso di pietra, contento di aver fatto la sua parte. Mentre cade, infatti, la Torcia Umana si avvicina ai missili e sprigiona la fiamma più potente che possa generare senza andare in Nova...fiamma che attraversa i missili come l’aria.

-Cosa diavolo…

-Ha ! Davvero credevate che fossi impreparato ad uno scontro fisico ? Non aspettavo altro !

Anche Reed e Susan arrivano al cospetto di Destino, ed insieme ai loro compagni di squadra lo accerchiano.

-Per anni…per troppi anni siete stati una mia spina nel fianco. Destino è oltre la meschina forza bruta, ma tra tutte le sue virtù la pazienza è l’unica ad essere limitata. Questo affronto alla mia sovranità è l’ultimo affronto, e stavolta sono più che preparato a porre fine al nostro scontro eterno. Questa armatura, la più sofisticata ad aver mai avuto il privilegio di essere indossata da Destino, possiede un particolare dispositivo… che si azionerà esclusivamente quando tutti gli altri sistemi saranno stati distrutti. Attualmente i missili si trovano in uno stato di fluttuazione quantistica che può essere interrotto solo dal mio dispositivo...sono solidi quanto la nebbia.

-E a noi che importa se i dispositivi restano intangibili ?

-Sempre il giovane irruente che parla senza riflettere, Storm, nonostante gli anni. È molto semplice… tra un’ora, se saranno ancora intangibili, i missili verranno lanciati e torneranno nella nostra dimensione fisica solo un istante prima di detonare. Un’ora soltanto ! A meno che…

-Non ti prendiamo a calci nel sedere da qui a Latveria.

-Il microcefalico Grimm ha ragione, per una volta nella sua esistenza. Nessun castello pieno di trappole…nessun robot…nessun demone… nessun intrigo. Solo noi cinque, a decidere le sorti del pianeta. Non te l’avevo detto, Richards ? Non ti avevo forse detto ? Metto in gioco l’intera umanità come posta. Allora ?

-Basta con i monologhi e la retorica, Victor – gli risponde finalmente Reed – Combattiamo, e che sia l’ultima volta.

 

CONTINUA !

 

 

Nel prossimo numero:

Il Dottor Destino contro i Fantastici Quattro… in uno scontro diverso da tutti quelli che avete visto finora !!!